Come raccontare qualcuno che non c’è più, non scrivendo una biografia?
A questa domanda, l’autore ha provato a rispondere raccontando una storia, la storia di un ragazzo qualunque la cui vicenda si lega a quella di Salvatore Nigrelli.
Ciro è un ragazzo di Napoli, precisamente dei Quartieri Spagnoli, che finisce nel carcere minorile di Nisida a causa di una rissa. In quel contesto poco facile, tormentato dai sensi di colpa e dalla privazione della libertà, partecipa a un corso organizzato dall’Associazione Salvatore Nigrelli, nata per commemorare l’ingegnere e con scopi di utilità sociale, e finalizzato a formare tecnici per la fibra ottica. In quell’occasione, Ciro apprende che Salvatore Nigrelli era nato e cresciuto nel suo stesso quartiere. Una volta scontata la pena e tornato a casa, prova a chiedere informazioni in giro su Nigrelli e, con sua sorpresa, scopre che la famiglia dell’ingegnere viveva nel suo stesso palazzo ed era tutt’altro che benestante, come pensava in un primo momento. Spinto dalla curiosità, continua la sua indagine e si ritrova nel ristorante di un amico di infanzia di Nigrelli, Sasà, che, dopo avergli raccontato la sua parte di storia, gli offre un lavoro come apprendista pizzaiolo, materia che Ciro aveva approfondito in carcere partecipando a un altro corso.
Comincia, così, un nuovo percorso per Ciro, un percorso di redenzione e di formazione, apprendendo sempre nuovi particolari sulla vita di Nigrelli raccontati dai suoi amici che si recano al ristorante per cenare.
Ciro scoprirà, con il tempo, che la storia di Salvatore Nigrelli è la storia di un ragazzo normale, un ragazzo come lui ma che non si è arreso agli stereotipi e a un destino che può sembrare già scritto, quella che può tranquillamente essere la storia di ogni ragazzo.