“Sono davanti allo specchio. Sono io? Non mi riconosco… Le lacrime, quelle le riconosco eccome. Il loro calore sul viso è una carezza avvolgente; sono una compagnia perpetua, l’unica ad essermi rimasta.

Il trucco ormai ha preso la sua strada, scende sinuoso facendo lacrime scure, lacrime nere, lacrime d’odio. Per me. Crollo sull’umido pavimento del bagno. E allora strofino più forte, più energica, finché… un’altra lacrima, rossa, dalla mia guancia sinistra.

Mi piace… eppure era… dolore? Perché mi attrae? Mi stuzzica l’idea di riprovarci. Fa male, ma è un dolore diverso: non ferisce l’anima, anzi la cura. Il dolore mi cura! E’ un dolore liberatorio, se… se io continuassi… sarei finalmente felice?”

 

La storia di Amalia è una storia comune, nulla di speciale… purtroppo. Soffrire di disturbi alimentari è fin troppo comune.

Lei era distrutta: alla bulimia si sono aggiunti episodi di autolesionismo fisico e psicologico; per fortuna ha saputo fermarsi in tempo, è riuscita a parlarne e a lasciarsi alle spalle il brutto ricordo.

Non è stato facile: si è dovuto far ricorso a figure specializzate, prima fra tutte lo psicologo, e nel tempo è riuscita a far pace con se stessa e a perdonare il mondo che la circondava.

 

“L’affetto, il supporto e l’autodeterminazione sono fondamentali per riuscire a ritrovare un equilibrio”.

 

La bulimia è uno dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Si caratterizza per l’eccessiva assunzione di cibo, seguite da episodi volti a liberarsi della quantità di cibo ingerita, con metodi quali vomito autoindotto o l’uso di lassativi.

Usualmente la bulimia insorge alla fine dell’adolescenza o all’inizio della giovinezza ed è molto più frequente nel sesso femminile. In Italia le persone che patiscono disturbi del comportamento alimentare sono circa tre milioni. Fra loro, vi sono 2,3 milioni di adolescenti nell’età compresa tra i 15 e i 25 anni.

I DCA non sono disturbi recenti, infatti già negli anni 80 nei campus americani questo disturbo era molto comune, tanto da farla apparire come una vera e propria “moda”, diventando la “norma” anziché l’eccezione. Se negli anni 80 era considerata una “moda”, oggi invece i disturbi alimentari sono diventati un’emergenza per gli effetti sulla salute e sulla vita di chi ne soffre.

Spesso si tratta di meccanismi di difesa: l’assunzione del cibo viene usata per gestire stati d’animo complessi, come il senso di vuoto. I problemi con il cibo possono rappresentare una disperata richiesta d’amore, oltre alla necessità di avere riconoscimento e conferme. Durante questo percorso di crescita la famiglia, insieme alle sue regole, risulta fondamentale. Possono essere varie le cause di questo disturbo, tra queste si segnalano: l’influenza negativa di scarsa accettazione nella società e nella propria famiglia, la sensazione di essere sottoposti a un’eccessiva pressione e aspettativa o al contrario di essere fortemente trascurati dai genitori, il sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica, il non poter raggiungere i risultati desiderati a causa dei problemi di peso e di aspetto, essere stato coinvolto infine in situazioni traumatiche come drammi domestici, violenze sessuali, comportamenti illeciti da parte di familiari o persone esterne.

Non sempre questa patologia è facilmente riconoscibile. Motivo per il quale è fondamentale fare attenzione ad eventuali campanelli d’allarme: un improvviso controllo estremo del cibo con paura di ingrassare, difficoltà a mangiare con gli altri, bassa autostima, attività fisica eccessiva, estrema selettività alimentare, ecc.

 Avere consapevolezza dei disturbi alimentari non è da tutti, azioni e pensieri incontrollati sono seguiti da azioni talmente impulsive che sono in grado di cambiare la vita dell’essere umano in questione; ma grazie al ruolo dello psicologo si può ritrovare la forza di tornare sui propri passi ed abbracciare la figura riflessa nello specchio.

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